martedì 19 dicembre 2017

DiCinema: la nuova Hollywood

DiCINEMA: CHRISTIAN BALE
Un viaggio nello star system mondiale, per conoscere gli attori e i registi che hanno rinnovato l’ultima generazione di miti in celluloide
Istrionismo e impegno, per uno dei volti del cinema internazionale che ha saputo imporsi da grande protagonista nella mecca hollywoodiana, nelle qualità di attore di Christian Bale.

Trovare un bambino prodigio che ha mantenuto fede al proprio percorso di un successo modellato abilmente sulle aspirazioni di un'età che muta agevolmente, proprio come il tempo, è una scommessa dura da vincere. Ebbene, Christian Bale, quella scommessa, l'ha meritatamente vinta, ponendo le solide basi natali da una famiglia con il DNA intinto nello spettacolo (la madre circense e il nonno prestigiatore e ventriloquo), nonché gallese purosangue, avvalendosi dei continui spostamenti della famiglia per assorbire quella personalità così necessaria alla formazione di un attore. Le prime lezioni di ballo e di chitarra, per debuttare negli spot televisivi a otto anni per la Lenor e i cereali Pac-Man, per passare alle produzioni televisive di spessore, vedi Anastasia – L'ultima dei Romanov, ruolo che lo fa notare per il primo successo mondiale di pubblico nel battesimo voluto da Steven Spielberg, nel suo L'Impero del Sole, ponendolo al centro di un'attenzione che lo destabilizza al punto di decidere di smettere di recitare. Ma è Kenneth Branagh che lo rimette in gioco nel suo Enrico V. Arrivano così le interpretazioni che lo insignano del Young Artist Awards, passando da Gli strilloni (di Kenny Ortega) a Swing Kids – Giovani ribelli diretto da Thomas Carter. Uno dei ruoli più adeguati alla reale personalità del giovane Christian arriva per mano di Gillian Armstrong, nel suo Piccole Donne, al fianco di Winona Ryder. Una caratterizzazione che lo identifica come vero protagonista di un cinema in cerca di ruoli importanti. Arriva così lo “spiazzante” American Psycho di Mary Harron, una surrealistica visione di un arrivismo omicida che suscita più imbarazzo che reale interesse di critica. Affianca Nicolas Cage per Il mandolino del capitano Corelli, per affrontare la prima trasformazione fisica della sua carriera, dimagrendo in misura notevole per L'uomo senza sonno Brad Anderson. Una caparbietà di stile che lo rendono adatto alla rivisitazione della prestigiosa reinterpretazione stilistica di Batman, diretta da Christopher Nolan, in una trilogia che ha potuto avvalersi di un Joker d'eccezione nelle carismatiche spoglie di Heate Ledger, deceduto dopo le riprese dei Il Cavaliere Oscuro. Altro ruolo di forte caratterizzazione arriva per la più eccellente rivisitazione del ciclo di Terminator, quella creatura bellica nata dalla fantasia di James Cameron e rivalutata dal regista McG nel suo Terminator Salvation, caratterizzando Bale nel ruolo di un attivissimo John Connor degno di tanta attenzione. Stessa sorte per il Nemico Pubblico di Michael Mann, al fianco di Johnny Depp, per assaporare il primo meritato Oscar come miglior attore non protagonista, per l'interpretazione nel film di David O. Russell, The Fighter. Secondo Oscar come attore protagonista per American Hustler – L'apparenza inganna, sempre dello stesso regista, a conferma di un successo ormai consolidato nelle abilità recitative di un divo che non smette mai di rimettere in gioco le proprie forze di attore in costante crescita. Lo troviamo così nel ruolo di Mosè, per mano di Ridley Scott, nell'imponente Exodus – Dei e re, capace di dare linfa ad un energico attore che non smette di credere in un cinema che lo pone sempre ad alti livelli di notorietà, rivalutandosi nei successivi La grande scommessa di Adam McKay e The Promise di Terry George.
Paolo Vannucci